Architettura sentimentale
2002
Architettura sentimentale /2002
Installazione e audio poesia
all’interno della manifestazione Sipario d’estate 2002
a cura di Armando Ginesi e Roberta Ridolfi
Comune di Cagli e Provincia Pesaro Urbino
Architettura sentimentale 1
Descrizione del lavoro
Questa di Cagli è la seconda di una serie d’installazioni dal titolo “architettura sentimentale”
È progetto sul dentro e il fuori.
I lavori di questa serie partono dal luogo in cui si svolge la mostra in questo caso la piazza di Cagli.
Ogni ambiente vive della forma architettonica e del tessuto urbano circostante, questo però ha vita solo attraverso il suo “dentro” che non è riassumibile in un’unica cosa, è la vita, psiche, i percorsi, è l’umano in tutte le sue forme.
E’ l’attimo del quotidiano, le storie sovrapposte, le abitudini, i percorsi, gli incroci, le memorie, le visioni, le immagini sedimentate.
Io voglio restituire il dentro di un edificio, di un luogo architettonico…. Costruisco uno spazio attraverso il dentro, possibilmente adiacente, o attaccato come se fosse un parassita del primo.
La prima operazione che faccio è di assorbire e cogliere in tutte le maniere possibili questo dentro così come lo presuppongo o lo percepisco.
Io mi pongo di fronte a questo complesso e l’assorbo, con vari mezzi: quello personale e poetico, quello fotografico, quello delle interviste, quello dell’ascolto, quello del confronto con i medesimi spazi, così del confronto con spazi caratteristiche opposte.
Con tutto questo materiale immagino, restituisco, creo uno spazio che è il dentro del luogo che è stato scelto come sede per il mio lavoro.
Questo nuovo spazio architettonico sarà il dentro e la sua costruzione non sarà fatta attraverso l’architettura ma attraverso il mio lavoro con mezzi differenziati, poetici, narrativi densi di suggerimenti, di psiche e di immagini.
In questo caso lo spazio deputato è stato la piazza di Cagli.
Ho lavorato molto tempo nella piazza e mi sono ritrovata in uno spazio vivo, in un luogo nel senso pieno del termine dove lo spazio è proporzionato con la vita e funge da fulcro di questa.
E’ il passaggio principale del luogo, è il punto di aggregazione, di ritrovo, di scambio, di pettegolezzo……è un centro vitale per vari livelli sociali e di età e funziona in tutte le ore del giorno addirittura in molti momenti diventa un teatro dove vivi e vieni guardato.
E’ un posto amato e odiato e pur sempre indispensabile.
Ho vissuto con e nella piazza tutte le ore del giorno e della notte e nelle varie temperature, ho posto poche ed essenziali domande, tipo “che rapporto affettivo hai con la piazza?”
Da che parte entri nella piazza?
A poco a poco il mio lavoro ha trovato anch’esso una parte in questo magnifico teatro.
Ho fotografato in varie ore del giorno, in vari momenti sia le persone che passavano, che quelle che della piazza sono parte integrante, sia quelli che incontravano ogni giorno sui gradini, sia quelli che passavano in fretta, sia quelli che si davano generosamente sia quelli che sfuggivano.
Ho messo a confronto questa piazza, viva nel senso vero del termine, con le piazze attuali, quelle dei centri commerciali.
In questo luogo le persone diventano personaggi e io li ho ritratti in questo senso.
Ho costruito una piccola stanza sospesa le cui pareti erano i ritratti delle persone della piazza con a fianco il ritratto delle “piazze “dei centri commerciali; questa stanza sospesa era attaccata all’edificio più importante,
il municipio e tramite due feritoie frontali quali potevi vedere la torre medievale di Francesco di Giorgio Martini e la piazza principale.
In una delle pareti interne erano appesi 40 piccoli ritratti delle persone di Cagli mentre un audio a ciclo continuo restituiva dei piccoli racconti su altre persone.
Il lavoro cominciava, attraverso la visita degli spettatori, una seconda vita.
Architettura sentimentale 1
Testo audio
Doveva essere una favola un racconto, questo in genere è ad una sola voce.
Cosi vanno i racconti e da lì passa tutto il mondo,………la poesia, il dentro, il sentimento, lo scorrere e tutto………..la voce del tuo animo, e poi il tuo riconoscersi, che con la poesia ti parla di un qualcosa che già sapevi, qualcosa di conosciuto e qualcosa di ancora più conosciuto, ma antichissimo, molto di più di quello che tu credevi di sapere e poi il reale che finalmente ti appare.
Partiamo dal fatto certo che il dentro di un posto ha la sua vita, anima, sentire, ossessione, e infine la sua forma………a parte il fatto ancora più certo della vita degli oggetti, da quelli più piccoli a quelli più grandi e poi figurarsi quelli che si portano il progetto di una forma, il sogno di una persona, di più persone, che poi si trasformano in muri in colonne in spazi, e quando tu provochi una lacerazione fra le due parti, uno stacco, fai disastri e crei un vuoto tremendo dove la solitudine ha regno, dove la rabbia non ha consolazione.
Così il dentro con tutto l’umano, enorme influisce sul fuori, il percorso di vita del dentro, le sue memorie, le sue ossessioni, il suo percorrere di spazi, I ‘accumulo di sentimenti, di ore, di accadimenti determina il fuori, che può essere solo per illusione e astrazione, un corpo solitario.
Ma parlavamo di un racconto che doveva essere solo, invece si è dato corale, come un grande teatro, dove le voci si sovrappongono, s’incrociano, si evitano, ma tutte insieme formano un coro, un fruscio, un urlo, un canto e cosi insieme un luogo in senso eccellente, la piazza, quello dove si compiono tutti i riti, quello che le religioni hanno rubato.
Voci
Qual è il tuo percorso affettivo nella piazza?
A. Percorro con calma la piazza sempre partendo dalla torre per vederla tutta e fermarmi per un lungo caffè, quando è presto quando è tutta mia tutta, la mia giornata sarà una fetta della piazza, sarà la mia ombra proiettata fuori, uno spicchio di me da cui osserverò tutto, il susseguirsi delle ore della giornata accompagnata dalle persone e queste, ad una ad una, mi porteranno i loro umori e cambiamenti, piccole sfumature che coglierò diverse come le stagioni e poi i gusti e poi il loro crescere e poi a fine giornata fuori dalla mia ombra mi collegherò con il coro.
B. nei suoi occhi dolcissimi, che non riuscivi a prendere, tutto passava ed era una delicatezza infinita ed in ognuno dei due occhi, diversamente consapevoli, ti accoglieva e poi si ricordava e poi non dimenticava e diventava poi qualcosa, ed eri certo che non era inutile
B. Non voleva farne parte non voleva proprio, ma nello stesso tempo voleva essere il personaggio principale, e come la mamma , che pure lei avrebbe potuto poteva volare molto più alto era una maledizione restare li, lui aveva idee chiare su come si svolgevano le cose ma poi, come accade sempre nei posti piccoli, si faceva prendere e restava lì, ancora più attaccato.
D. Un colpo di fulmine non te lo aspetti…………aIIontanati, presto, togli subito dalla piazza lo sguardo……..fai finta che sia un incontro casuale, ma non è possibile, ti accorgi che sei sopra un palcoscenico e ti salta il cuore , e sorridi lo stesso perchè anche se sai la parte I’emozione è più forte, si passa apposta nella piazza e pure si dice amore ma dentro le mura sembra di vergognarsene, sembra di essere colti e scappi via come un bimbo.
E. Solida, le sue gambe erano solide e le sue spalle e la sua bocca carnosa pure, come il panorama dietro, come la torre e la natura, e volevi restarle sempre vicino ed eri cosi certa da non potertene più andare.
Da dove entri nella piazza ?
F. Aveva un astio per quello che gli sembrava gli spettasse, che non era quel luogo, ma nessuno se ne accorgeva
G. Purtroppo ora per un po’ non sarebbe passata dalla piazza, come aveva fatto da sempre, fin da quando era piccola, le piaceva, ora per un po’ non sarebbe successo ed era un peccato perché il suo sorriso dolcissimo ti faceva un raggio intorno, era il raggio verde della piazza.
H. Lei c’era nata e questa troia ogni volta ti illudeva con le sue lusinghe che ogni volta non manteneva, come d’altronde ogni troia, e non e che lei non sapesse farne a meno o non avesse spazio per altri affetti, ma ogni volta ci cascava.
L. Hai visto? è entrato ora contiamo quanto ci impiegherà ad arrivare, scommettiamo? Te I’avevo detto….poi saluta, si volta …….si, si è voltato proprio li…….poi si rivolta, scommettiamo quanto ci impiega e poi vedrai che si prende il posto migliore, vedi te l’avevo detto.
M. Passo veloce, non voglio mischiarmi, passo veloce non voglio che mi feriscano passo veloce e ogni volta entro da un lato diverso.
N. Percorro sempre dalla stessa parte veloce, verso la torre, di lato non so da che parte ci arriverò, di giorno in genere dalla torre e di sera dall’altra parte
Ci s’incontra
P. Lei si trovava benissimo e maternamente poteva accogliere con calma tutte Ie cose che arrivavano, erano tutti come bambini per lei, naturalmente aveva le sue preferenze, lei aveva una calma materna e sapeva che sarebbero passate le cose di lì senza che ci fosse bisogno di spostarsi.
Q. Adorava la sua piazza sapeva tutta la sua storia e partecipava con attivismo ad ogni iniziativa per il bene della comunità e sapeva tutta la storia, la storia dello stemma, delle chiese, del teatro, e della sua famiglia e credeva in un’attività inserita per il bene della comunità, e la storia di tutta la sua famiglia si sarebbe incrociata con ogni muro e con la piazza.
R. Non so perché e io che sono un cane debbo fare lo stesso percorso sempre lo stesso sempre lo stesso.