Recare Amore di natura e Vita
2022
di Silvia Fiorentino
a cure di Nikla Cingolani
LIVEllo2 arte contemporanea – Torre Civica/MuRec
Inaugurazione venerdì 17 giugno 2022
L’installazione scultorea di Silvia Fiorentino per “E viva e il suon di lei”, programma triennale di LIVEllo2 ripreso dal 13° endecasillabo del famosissimo idillio L’Infinito di Giacomo Leopardi, è dedicata a una delle tre tematiche presenti nella poesia: lo Spazio, in questo caso inteso come luogo concreto e stimolo visivo di nuove sensazioni. Il progetto dal titolo “Recare amore di natura e vita”, concepito per questo contesto, è dedicato al patrimonio industriale dismesso di piccole realtà sparse nel territorio delle Marche, destinate a scomparire per abbandono e decadenza. Con l’assenza dell’attività umana questi edifici, un tempo luoghi di produzione, di attività e diverse lavorazioni, di sogni industriali infranti, di vita lavorativa conosciuta da chi l’ha vissuta, sono testimonianze storiche in attesa di diventare memoria condivisa. Lontani il più possibile dalle forme igienizzate dello spazio urbano e intrappolati in una propria sospensione temporale, esistono come residui che non seguono più i ritmi delle dinamiche metropolitane e sociali, ma rispondono principalmente a quelli della natura. In quest’opera la puntuale ricerca antropologica dell’artista esorta a riflettere sull’articolata tessitura di assesti simbolici e culturali che legano l’umanità al territorio e ai vari processi di trasformazione. Perno centrale di questa meticolosa indagine è la classificazione di alcuni stabili abbandonati e immortalati attraverso il disegno. Sono rappresentazioni di architetture dismesse in cui il segno grafico parte dal reale per progredire verso una componente pittorica che si spinge oltre la figurazione, arricchita con variazioni tonali talvolta impalpabili. Nulla a che vedere, quindi, con l’archeologia industriale, soprattutto di memoria novecentesca legata ai coniugi Becher, maestri nell’usare il mezzo fotografico in maniera impersonale e distaccata, per ritrarre in modo seriale e in bianco e nero gli scenari appartenenti alla fabbrica svuotati dalla presenza umana. Si tratta piuttosto di geografia emozionale, come ama chiamarla l’artista, termine preso in prestito dal saggio di Giuliana Bruno Atlante delle emozioni ispirato alla Carte de Tendre, carta della tenerezza, inventata dalla scrittrice francese Madeline de Scudéry, un itinerario dalla forma vagamente simile ad un utero per definire i percorsi emotivi dei propri sentimenti. I romantici disegni adagiati sul pavimento formano un mosaico sovrastato da sculture in ceramica, corpi pendenti e oscillanti, sostenuti da strisce di tela e sospesi su travi di legno. Ricordano semi e forme organiche dall’anatomia viscerale molto espressiva e rivendicano una mitologia al femminile. Superato l’antropocentrismo, si rimette la Natura al Centro che si riappropria di queste aree creando un’estetica spontanea per dare loro l’occasione di una seconda vita e nuovo valore al territorio. “Vuoti a rendere” che aspirano a diventare nuovi contenitori e vettori di processi rigenerativi. Il vero trait d’union di tutto il lavoro è una sorta di campionario, concetto che appartiene al mondo dell’industria e del design, realizzato con formelle di ceramica raku con la mappatura dei colori del territorio. Collocate in alcune delle buche pontaie presenti nello spazio espositivo della Torre esaltano i due linguaggi, bidimensionale e tridimensionale che, alternandosi, si amalgamano e integrano costantemente in osmosi e dialogo. Non si tratta di una classificazione sistematica per la produzione in “serie”, ma una serie di campi poetici – la parola è una componente fondamentale e costante del suo modus operandi – in cui sono sedimentate impronte di archetipi che si rivelano con infinite sfumature e ci guidano alle radici dell’anima.
Nikla Cingolani
Credits:
laboratorio Montefiore 66
Foto Francesco Marini
Grafica Costanza Polpastrelli