The embodied difference
2016
THE EMBODIED DIFFERENCE
Per cominciare : una lingua differente ! Differente da quella che ci saremmo aspettati !
Potremmo liquidare la cosa come bizzarria o svalutarla come inutile vezzo o lasciarci sorprendere e chiederci perché mai ? Piccola esperienza per dimostrare come ciò che si presenta diverso dalla aspettativa , anche la più innocua, ci sorprende . Ma non si tratta di un artificio retorico quello che stiamo tentando bensì quello di fare emergere l’opera di traduzione che Silvia Fiorentino instancabilmente mette al lavoro nella sua produzione artistica intorno al tema della differenza , innanzitutto la differenza di genere emblematica di tutte le altre differenze che si vogliono naturali per pigrizia dell’immaginazione e consolidata prepotenza del pensiero.
Due possibilità per tradurre “ embodied “ : la più letterale è tramite il verbo incorporare “differenza incorporata ” .Vista così , la differenza, ci appare una istantanea scelta della volontà o del politicamente corretto senza contare che nella nostra lingua corpo confina con materia e non con vita , non abbiamo un nome per nominare il corpo vissuto il “ lieb” tedesco . Perché incorporare la differenza è poterla sperimentare ed esprimere a partire dal corpo vissuto. Non a caso i corpi e i volti di Silvia Fiorentino sono immersi in una dimensione cinetica come i suoi fiori definiscono la loro essenza floreale nel divenire delle sensazioni cromatiche che suscitano. Corpo vissuto prima e oltre la parola perché la differenza si mostri come evidenza del soggetto femminile, in quanto esperienza propria e al contempo archetipica quale intuizione immaginale.
Una traduzione più libera ed evocativa potrebbe adottare “ La differenza incarnata “, qualcosa di più o di diverso da corpo vissuto per quella suggestione spirituale che avvicina l’incarnazione ad un atto originario di immedesimazione e creazione . Non si tratta di attribuire all’opera di Silvia Fiorentino un anelito di sublimazione o una radice di ricerca spirituale. Si tratta di un’ operazione a tutta prima incredibile nell’ essere pensata e
perseguita. E’ possibile darsi un linguaggio che definisca la differenza femminile, quel
fattore che inequivocabilmente la connota se il linguaggio con cui conosciamo e ci conosciamo è stato forgiato nei suoi elementi strutturali e simbolici da una cultura o meglio da uno “ spirito “ maschile universale e neutro per definizione ? E’ qui che comincia l’opera di traduzione e creazione : percependo l’urto e annotando l’effetto, prodotto sui propri vissuti, sul flusso delle percezioni, dei pensieri o delle immagini , in somma sul proprio mondo interno ,di quell’altro corpo culturale e simbolico nel quale siamo immersi e identificati . Non quindi una differenza per rivendicazione , opposizione o ingenua partenogenesi , tante volte rimproverata al femminile, ma opera di spoliazione di un già dato per creare quel vuoto che precede la creazione a partire da sé per differenza.
Giovanna Curatola
SILVIA FIORENTINO
Silvia Fiorentino è l’artefice di un linguaggio dalla connotazione fortemente meditativa, il cui significato è stato definito da Valerio Dehò come una sorta di “patrimonio personale”.
Un patrimonio impossibile da depredare, ma che oggi abbiamo la possibilità di conoscere grazie alpercorso che l’artista ci invita a intraprendere e che inevitabilmente investe la sfera sociale,toccando uno dei temi più attuali e più sentiti del nostro tempo, quello della differenza.
Differenze di genere, sociali, culturali, sessuali, d’opinione, che quotidianamente ci accompagnano,ponendoci davanti alla sfida della convivenza col diverso, grazie alla quale possiamo distruggere la corazza dell’abitudine e della convenzione.
L’interesse per i temi sociali e per le dinamiche della vita collettiva trasforma il linguaggio ermetico dell’artista in baluardo, in canale di comunicazione tra il singolo e la molteplicità, all’interno di un esperimento già effettuato tramite le Architetture sentimentali installate nelle piccole realtà cittadine, dove a entrare in gioco è il tema dell’appartenenza.
Appartenenza alla categoria, alla comunità, al territorio, alla cultura. Essa costituisce il nostro essere, ma non deve costruire un muro invalicabile che ci divide, al contrario, deve essere un canale che unisce, un affluente tra culture che possono e devono sfociare in un unico grande oceano.
Appartenenza e differenza come due facce della stessa medaglia i cui significati sono al centro della ricerca di Silvia Fiorentino, la quale si serve della molteplicità anche nelle tecniche artistiche da lei adottate all’interno di un processo creativo che è il fulcro di lunghe meditazioni e profonde riflessioni scaturite dalle acute osservazioni del mondo circostante, indagato con straordinaria minuzia e intelligenza.
L’atto creativo prevarica il risultato finale all’interno di un processo dinamico che si serve di una molteplicità di strumenti, di tecniche, e di linguaggi, al fine di tracciare un percorso dove è la genesi dell’opera ciò che viene davvero mostrato.
Il movimento reale dell’opera rafforza il moto intellettivo da parte dell’osservatore, il quale è invitato a interagire con i materiali stessi, a tratti ingannevoli, quasi metamorfici, che escludono qualsiasi lettura univoca lasciando spazio ad una vasta pluralità dei piani di lettura.
Il significato della ricerca dell’artista è quindi interamente racchiuso all’interno di ogni singola opera che appartiene, ma allo stesso tempo scivola nel flusso dinamico della continua metamorfosi rendendosi differente dalle altre e riflettendo la velocità del cambiamento del mondo moderno.
L’artista è madre, artifex che dona la vita alle proprie opere soffermandosi a lungo sull’atto creativo, specchio di una società in continua evoluzione dalla quale è impossibile sfuggire.
Giulia Naspi
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