Geografie sentimentali, macchine della melanconia 2011
Geografie sentimentali, macchine della melanconia
Aula del Mare di Ancona
Porto di Ancona
cooperativa Zanzibar
La melanconia come oggetto e soggetto che unisce il territorio. È questo il sentimento che pervade le opere di Silvia Fiorentino che saranno esposte per dieci giorni all’Aula del Mare di Ancona (al molo Santa Maria del porto). La mostra dell’artista milanese, dal titolo “Geografie sentimentali – macchine della melanconia”, verrà inaugurata mercoledì prossimo, primo giugno, alle ore 18, nella struttura gestita dalla Cooperativa sociale “Zanzibar”
Due sono i punti di partenza per questi lavori: il mare Adriatico, che per Silvia Fiorentino è “una lunga linea della melanconia”, e il territorio, che si è formato da “casualità, dimenticanze, atrocità”. Le macchine della melanconia diventano perciò contenitori della memoria. Si tratta, infatti, di scatole, sull’esempio di quelle cinematografiche, che, muovendosi, raccontano il territorio e “cercano di ridargli movimento – come ha detto l’artista – perché il paesaggio è un movimento intimo e stratificato di storie e dalla Storia”.
Le opere, inoltre, si rifanno a lavori, ricerche e installazioni di Silvia Fiorentino iniziati nel 2000. Lo stesso titolo della mostra, “Geografie sentimentali – macchine della melanconia”, stabilisce un legame con i lavori di “Architetture sentimentali”, del 2009. Opere nate dal lungo ascolto e analisi del paesaggio attraverso il linguaggio fotografico, poetico e sociale. È poi da questa vivisezione artistica dei vari posti che hanno preso forma le installazioni che sono “l’altra architettura, quella che non si vede, ma quella che è di quel luogo”.
Artista poliedrica e completa, Silvia Fiorentino lavora sulla complessità dell’esistente utilizzando e mescolando più linguaggi, come la poesia e il disegno. Ecco come descrive il mare:
“…nella mia città ci sono due mari/ completamente diversi tra loro/ e nessuno se ne ricorda/ poi d’improvviso/ esplodono/ e si spandono per ogni dove, davanti ai tuoi occhi ignari/ nella mia città ci sono due cattedrali/ una dà sul mare, brillante, ti accompagna vistosa elettrica e colorata una sul colle silenziosa e chiusa per desiderio di meditazione/ nella mia città si conserva per garantire un passato futuro/ la mia città di appartenenza,/ di nascosto, la sento vicina/ fino al mio passato da riprendere/ e per lei, sogno e resto/ nella mia città, ci sono molte signorine no e anche signore no io con invidia le vedo veloci, nelle loro gambe e spalle, sicure attraversare la città….”